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La peste a Venezia

La peste a Venezia

L’appuntamento odierno della nostra rubrica fa tappa a Venezia dove è possibile ammirare due tra le più belle architetture votive italiane: Le Basiliche del Santissimo Redentore e di Santa Maria della Salute. 

La Basilica del Santissimo Redentore

Dall’estate del 1575 Venezia è flagellata da una terribile pestilenza che, stando alle fonti, avrebbe provocato, solo in città, circa 50.000 morti. Nel settembre del 1576 quando, per usare un linguaggio divenuto familiare nella nostra quotidianità, la curva del contagio e dei decessi era ancora altissima e non accennava ad abbassarsi, il Senato veneziano invoca l’aiuto divino facendo voto di realizzare una nuova chiesa che sarebbe stata intitolata al Redentore. Nel maggio del 1577, sull’isola della Giudecca, iniziò la costruzione affidata ad uno dei maestri dell’architettura italiana, Andrea Palladio, che però si spense nel 1580 e non vide realizzato il suo progetto che fu portato a termine nel 1592 da Antonio Da Ponte. La chiesa, che è ancora oggi affidata ai Frati Cappuccini, presenta l’interno ad una sola navata con ampie cappelle laterali, mentre la facciata, in marmo bianco, con ben quattro frontoni che si sovrappongono l’uno all’altro, è un tipico esempio dell’arte del Palladio. L’epidemia ebbe fine poco dopo l’inizio dei lavori di costruzione della basilica e il 20 luglio 1577 si svolse una processione di ringraziamento nel corso della quale i Veneziani dalle Fondamenta delle Zattere raggiunsero l’isola della Giudecca con l’ausilio di un ponte di barche. Iniziò in tal modo una tradizione che ancora oggi è molto viva e sentita e costituisce una delle feste più importanti della città lagunare: la festa del Redentore si svolge ogni anno nella terza domenica di luglio. 

La Basilica del Santissimo Redentore

La Basilica di Santa Maria della Salute

Una pestilenza ancora più devastante si abbatté su Venezia nel biennio 1630/31 provocando, secondo le cronache, 80.000 morti in città e 600.000 in tutto il territorio della Serenissima. Nell’ottobre del 1630 il vescovo Giovanni Tiepolo nell’invocare la protezione della Vergine Maria sulla città, assunse l’impegno solenne di edificare una chiesa che avrebbe avuto il titolo di Santa Maria della Salute, disponendo inoltre, che il ricordo per la fine dell’epidemia dovesse essere perpetuato in futuro, da tutti i Veneziani, facendo visita alla chiesa per esprimere alla Vergine la gratitudine della città. L’edificio religioso venne costruito lungo il Canal Grande, in un’area nelle adiacenze della Dogana, oggi denominata Punta della Dogana. Il progetto venne affidato a Baldassarre Longhena, uno dei maggiori esponenti dell’architettura veneta. La chiesa si compone di un corpo centrale a pianta ottagonale sormontato da una cupola e circondato da sei cappelle. All’esterno il Longhena realizzò diversi prospetti che sono visibili a seconda della zona della città da cui si guarda la chiesa. All’interno, tra le opere d’arte spiccano sull’altare maggiore una icona bizantina raffigurante la Madonna della Salute e due pale d’altare di Tiziano e di Luca Giordano. 

Santa Maria della Salute

Il 21 novembre, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la Presentazione della Beata Vergine Maria, si svolge la festa della Madonna della Salute nel corso della quale i veneziani, attraversando un ponte di barche che parte da San Marco, si recano a rendere omaggio alla Madonna. 

È da sottolineare come l’importanza di queste due basiliche vada molto al di là dell’aspetto artistico in quanto i motivi alla base della loro creazione si riverberano ancora oggi. Il conforto per la fine delle pestilenze ha portato, infatti, all’istituzione di due feste, che sono espressione del ringraziamento a Dio e del sollievo per la fine delle drammatiche epidemie e sono feste che hanno conservato una grande valenza nella vita religiosa, culturale e nelle tradizioni popolari veneziane. Ricorrenze hanno lasciato un’impronta incancellabile nella storia di Venezia e hanno rappresentato per secoli un momento di condivisione che ha dato maggior forza al sentimento di appartenenza della comunità veneziana. Ancora oggi la festa del Redentore e quella per la Madonna della Salute sono tra le festività tradizionali più amate dal popolo veneziano e che in quanto a partecipazione non hanno nulla di meno rispetto a quelle celeberrime del Carnevale e della Regata Storica. In conclusione, viene spontaneo fare un raffronto con quanto sta accadendo ai giorni nostri e viene da chiedersi se anche noi uomini e donne del XXI secolo saremo capaci di dare vita ad un ricordo condiviso di queste giornate segnate dall’epidemia di covid-19 e soprattutto se avremo la stessa capacità degli antichi Veneziani di consegnarlo alle future generazioni.

Pandemia e dintorni… N. 8 del 28 maggio 2020

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