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La notte dell’incendio

La notte dell’incendio

Maggio è un mese che porta sensazioni contrastanti nell’animo dei cittadini di Pozzuoli. C’è la data del 9 maggio con l’orgoglio di essere diventati una Città; c’è l’emozione, della seconda domenica del mese, con il ritorno a casa dei Santi Patroni ma c’è anche la disperazione della perdita della Cattedrale.

Nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1964, si consumò, infatti, una delle più gravi tragedie per la città. Un violento incendio ridusse in cenere il tetto ligneo della chiesa dedicata a San Procolo e provocò danni notevoli a tutto l’edificio. Fu un momento di sgomento, di paura e di tristezza in tutta la popolazione, anche nei non credenti, perché tutti in quell’edificio in fiamme riconoscevano uno dei simboli della Città. Tutti capirono che un pezzo di Pozzuoli era perduto per sempre. 

                         

Ciò che nessuno poteva neanche lontanamente immaginare era che quella terribile notte di maggio segnava soltanto l’inizio di una spirale di eventi negativi che avrebbero ancora di più segnato il nostro territorio e l’anima del popolo puteolano.

Nel 1970 ci fu lo sgombero forzato del Rione Terra, seguito dal violento terremoto del 1980 e infine l’acuirsi del bradisismo nel 1984. Tutti eventi che hanno provocato ferite profonde nel tessuto urbano della città e soprattutto in quello sociale della comunità che subì una vera e propria diaspora.

A cinquant’anni da quel devastante incendio la riapertura della Cattedrale, nel 2014, ha dato a tutti la sensazione che quella spirale di negatività si fosse finalmente spezzata. Sul cammino della rinascita di Pozzuoli c’è, però, ancora un presente difficile, a causa della ripresa del bradisismo e un futuro pieno di incognite, perché, è inutile nasconderlo, l’epidemia da covid ha determinato una nuova brusca frenata allo sviluppo della nostra Città come dell’intera nazione.

La speranza è che si possa uscire al più presto dall’incubo della pandemia e riprendere il cammino per riportare la nostra Pozzuoli all’importanza che merita, com’è successo già tante altre volte nel corso della storia.

(Le foto in B/N sono tratte dal testo “Il Duomo di Pozzuoli” di A. D’Ambrosio e R. Giamminelli, 2000.)

 

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