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Anniversario della nascita di Artemisia Gentileschi

Anniversario della nascita di Artemisia Gentileschi

È grazie al fervore culturale del Rinascimento se le donne possono non solo imparare l’arte di dipingere ma anche imporsi all’attenzione del mondo artistico. Nell’Italia del Cinquecento, Marietta Robusti, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Barbara Longhi avevano, infatti, già guadagnato una notorietà tale che le poneva sullo stesso piano di molti colleghi maschi. In questo favorevole clima culturale si affaccia in un mondo, che rimane comunque prettamente maschile, Artemisia Gentileschi destinata a diventare una delle più note pittrici nella storia dell’arte anche in conseguenza di dolorose vicende personali.

Artemisia, che nasce a Roma l’8 luglio 1593, è figlia di Orazio Gentileschi un affermato artista seguace del Caravaggio. Iniziò a dipingere nella bottega del padre da cui ereditò l’interesse per la pittura caravaggesca, ma che personalizzò con una intensa illuminazione e con una forte tensione emotiva nella raffigurazione di situazioni drammatiche, come emerge chiaramente in alcune delle sue tele più famose come, ad esempio, in Giuditta che decapita Oloferne. Fu protagonista di un clamoroso processo per stupro contro Agostino Tassi, un pittore stretto collaboratore del padre. Il Tassi fu accusato dal Gentileschi di aver abusato di Artemisia, che durante il processo contro il suo stupratore, dovette subire ogni tipo di umiliazione da una giustizia poco incline verso le donne vittime di violenza. Il Tassi sarà riconosciuto colpevole ma, grazie alle sue amicizie influenti non sconterà mai la pena e probabilmente Artemisia non venne mai realmente creduta.

Il processo ebbe, all’epoca, un inusuale clamore che si è perpetuato anche nei secoli successivi, tanto che la Gentileschi è oggi considerata una delle eroine del movimento femminista. Tale notorietà, però, ha influenzato per molto tempo un sereno giudizio sull’artista, in quanto la vicenda umana di Artemisia ha finito sempre col prendere il sopravvento sul suo talento pittorico e solo da non molti anni gli storici dell’arte riescono a dare un giudizio, senza condizionamenti, sull’opera della pittrice romana.

Dopo il processo, con una sorta di matrimonio riparatore, sposerà Pietro Antonio Stiattesi, un fiorentino anch’egli pittore ma di scarso talento, da cui ebbe anche una figlia, Prudenzia. Il trasferimento, insieme al marito, a Firenze si rivela fondamentale per la carriera della pittrice romana, in quanto le consentirà, non solo di stringere amicizia con importanti uomini di cultura quali Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti il giovane ma, soprattutto, di entrare a far parte della cerchia di artisti che orbitavano intorno alla corte medicea. Nella capitale toscana, oltre ad acquisire un’autocoscienza del proprio valore di artista, ottiene anche i primi riconoscimenti, il più prestigioso dei quali è l’ammissione, prima donna nella storia, all’Accademia del Disegno di Firenze.  

Intorno al 1630 Artemisia si stabilisce a Napoli dove risiederà sino alla fine dei suoi giorni, tranne per un breve soggiorno a Londra dove lavora, insieme al padre, a delle committenze della corona britannica.

Già da prima del suo arrivo a Napoli, godeva di grande ammirazione nell’ambiente artistico della città partenopea, dove sarà un’attiva protagonista del processo di trasformazione della pittura napoletana dal caravaggismo verso nuove forme. È in questo periodo che il vescovo di Pozzuoli Martino de Léon y Cardenas le commissiona un trittico di tele, di grandi dimensioni, per decorare il coro della rinnovata Cattedrale: San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli; L’adorazione dei Magi; San Procolo con la madre Nicea. Le tele sono anche firmate, anche se quella sull’Adorazione dei magi sembrerebbe un’aggiunta posteriore. Le tre opere vengono sicuramente prodotte in un periodo che precede la partenza della Gentileschi per Londra nel 1638 e iniziate dopo l’eruzione del Vesuvio del 1631, che secondo tradizione venne fermata da un miracoloso intervento di San Gennaro, e che, per tale motivo, portò nell’area napoletana ad un incremento della produzione artistica a carattere religioso e votivo.

Le tele del Duomo di Pozzuoli rivestono un ruolo molto importante nella produzione artistica di Artemisia in quanto si allontanano dalla consueta narrativa della sua pittura e sono state, perciò, di non facile lettura.

A conferma della difficoltà di interpretazione di queste opere, alcuni storici hanno intravisto nei dipinti puteolani anche degli interventi di altri artisti, quali Viviano Codazzi per il disegno delle parti architettoniche, di Micco Spadaro per la tela del San Gennaro e di Massimo Stanzione per il volto della Madonna nell’Adorazione dei Magi. È verosimile che in quel periodo l’artista fosse alla ricerca di nuovi stili, accantonando soprattutto quell’abituale rappresentazione di violenti episodi biblici. Testimonianza della ricerca di una nuova pittura, è anche la Natività del Battista, esposto al Museo del Prado, considerato affine allo stile dei dipinti di Pozzuoli.

Artemisia Gentileschi si spense a Napoli nel 1653 e venne sepolta nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, la cui demolizione, negli anni ’50 del Novecento, ha portato, purtroppo, alla dispersione delle spoglie della pittrice.

L’8 luglio 2021, in occasione della ricorrenza della nascita di Artemisia, le rampe che mettono in comunicazione il Largo San Liborio al Rione Terra con la Darsena saranno intitolate alla pittrice romana.

 

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