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23 aprile 1955: inaugurazione della fabbrica Olivetti

23 aprile 1955: inaugurazione della fabbrica Olivetti

«Di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno. La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza». (discorso del 23 aprile 1955 di Adriano Olivetti in occasione dell’inaugurazione della fabbrica).

L’Italia esce devastata dalla seconda guerra mondiale; il Mezzogiorno concentra e basa la propria economia sul settore agricolo, percepisce sovvenzioni dal Nord Italia dove, invece, si assiste ad una forte industrializzazione. Le città che costituiscono quello che viene chiamato “triangolo industriale” sono Torino, Milano e Genova. È in questa situazione di divario tra Settentrione e Meridione che Adriano Olivetti matura l’idea di costruire una fabbrica nel Sud: a Pozzuoli.

La costruzione dello stabilimento inizia nel 1951; l’ingegnere e architetto Luigi Cosenza è la persona scelta da Adriano, questi recluta per il suo progetto anche sociologi, ricercatori e letterati.

“Il contadino, strappato alla terra e sospinto nel chiuso della fabbrica vi cerca l’appagamento non solo di esigenze materiali, ma dell’ansia di quella cultura che una falsa civiltà aveva confinato nelle metropoli, negandola alle campagne del Mezzogiorno. Ora il nostro impegno deve essere volto non ad assicurare a queste popolazioni un più degno livello di vita materiale, ma a preservarle dall’immenso pericolo di perdere quel calore umano e creativo, quella capacità di amare la natura e la vita che è ricchezza incomparabile della civiltà tradizionale”.

ll progetto dell’imprenditore piemontese prevede la costruzione di una fabbrica “a misura d’uomo”; una fabbrica in cui gli operai non si sentissero rinchiusi e non subissero un netto e improvviso distacco dal contesto di “natura” in cui vivevano.

La struttura nasce in un luogo particolarmente suggestivo di Pozzuoli, dal punto in cui sorge si gode di uno splendido panorama sul golfo di Pozzuoli. Per Olivetti, alla base del progetto deve esserci rispetto per quel luogo, la fabbrica deve essere integrata nel territorio e non sembrare estranea. L’industria deve dialogare con il territorio ed essere lo strumento per apportare concreti vantaggi alla società.

L’azienda offre ai suoi dipendenti diversi servizi sociali: alloggi popolari, nidi, scuole, biblioteche, corsi di pittura e assistenza sanitaria per le donne incinte. La fabbrica non era solo un luogo di lavoro, ma diventa anche un luogo sociale.

Cosenza in accordo con le idee di Olivetti progetta una fabbrica che ha presente le esigenze dei lavoratori e quelle necessarie a creare uno spazio industriale. Per creare la struttura in base alle proprie convinzioni, Cosenza deve convincere gli altri tecnici che una fabbrica non è necessariamente un capannone rettangolare.

La planimetria scelta è a croce, questa tipologia di pianta permette una maggiore armonia tra le parti ed armonizza le esigenze del lavoratore e della produzione.

Nel braccio sud Cosenza colloca l’officina di attrezzaggio, luogo in cui avviene la preparazione degli strumenti necessari alle officine di produzione e montaggio; il settore ovest è adibito per la lavorazione delle lamiere che dopo essere state lavorate (tranciate e piegate) sono trasferite nel braccio nord, dove si trasformano in viti, alberi e altri pezzi. L’ala est ospita gli spazi per le operazioni di fabbricazione, rifinitura e verniciatura; nel “centro croce” avvengono i controlli delle lavorazioni finali, da qui c’è il passaggio al piano superiore dove si provvede al loro montaggio. All’interno gli spazi adibiti alla produzione si trovano in direzione nord, la parte opposta è riservata per ospitare i servizi per gli operai immersi nel verde.

La struttura è pervasa dalla luce, circondata da giardini e arbusti, e per rendere ulteriormente gradevole il luogo di lavoro c’è anche un laghetto: il verde, il cemento e la produzione si uniscono senza stonature. Le pareti della struttura sono in gran parte costituite da ampie vetrate, queste danno la possibilità all’operaio di godere del panorama.

”Durante la costruzione della fabbrica (…), montati i cristalli sulla parete di fondo, all’indomani, i lavoratori del cantiere trovarono in terra, morti, passeri, colombi, folaghe e altri uccelli che si erano ammazzati battendo contro i cristalli, le cui strutture avevano imparato ad attraversare come fossero alberi” (Cosenza).

Per la decorazione delle pareti esterne sono utilizzati colori forti e vistosi, più vicini ai colori dell’ambiente puteolano circostante, all’interno le tinte sono più tenui ed omogenee. Inoltre, i macchinari sono verniciati con colori diversi per indicarne la pericolosità.

Cosenza progetta anche il quartiere Olivetti; inizialmente si pensa si costruire le case destinate agli operai al Fusaro, ma non volendo allontanare troppo i lavoratori dal loro ambiente originario, il quartiere viene costruito poco distante dallo stabilimento, nei pressi dell’Anfiteatro Flavio. Il nucleo abitativo è costruito dal 1952 al 1963, e presenta una configurazione che richiama l’edilizia rurale della corte campana, con abitazioni continue e unite da scale all’aperto. I fabbricati sono per la maggior parte a tre piani, collegati da strade e viottoli e intervallati da ampi spazi verdi.

“Nel quartiere residenziale Olivetti di Pozzuoli, io, pittore napoletano, cammino con fiducia e mi fermo all’ombra delle balconate serenamente, e non mi sento estraneo a nulla. Mi pare di respirare un’area nota e nelle forme perfette che sono quelle della tecnica costruttiva più avanzata e moderna sento vibrare una materia che sembra modellata col pollice di uno scultore”, Paolo Ricci artista napoletano (Barletta, Bari, 1908 – Napoli, 1986).

 

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