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Micco Spadaro, il Largo del Mercatello durante la peste del 1656

Micco Spadaro, il Largo del Mercatello durante la peste del 1656

Nel 1656 Napoli venne sconvolta da una pestilenza che è passata alla storia come la più grande tragedia che abbia mai colpito la città. La peste, infatti, provocò la morte di circa 250.000 persone, quasi la metà della popolazione di quella che era una delle città più popolose d’Europa. L’epidemia iniziata nel mese di febbraio infierì per più di sei mesi e cominciò a scemare dal 14 agosto in poi, quando un’inaspettata e torrenziale pioggia sembrò purificare l’aria portandosi via anche il morbo.

Il dipinto di Spadaro raffigura uno dei tanti lazzaretti allestiti per accogliere e isolare i contagiati, quello di Largo del Mercatello. In questo sito si svolgeva normalmente un mercato ed era denominato Mercatello per distinguerlo dal mercato più grande e importante che si teneva in Piazza Mercato al Carmine. Il largo, oggi denominato Piazza Dante, essendo all’epoca fuori della cinta muraria si prestava bene ad essere un punto di raccolta degli ammalati. All’estrema sinistra del dipinto si può distinguere parte dell’arco di Port’Alba da cui esce un uomo a cavallo che probabilmente è l’autoritratto dell’artista. Di fianco alla porta, in quell’area dove sarebbe sorto il Foro Carolino oggi Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, si nota la grande cupola della chiesa di San Sebastiano, che oggi non esiste più in quanto nel 1941 crollò per un collasso strutturale e tutto l’edificio venne completamente demolito. Al limite destro della tela si nota un’altra porta, quella dello Spirito Santo, demolita alla fine del XVIII secolo, con alle spalle l’omonima chiesa, ancora esistente, che sorge all’inizio di via Toledo.

La scena descritta da Spadaro è complessa, drammatica e caotica, come caotica doveva essere la realtà di quelle tragiche giornate. Lo spazio del largo del Mercatello, così come avveniva in tante strade e piazze di Napoli, è letteralmente coperto dai cadaveri e dai tanti appestati in fin di vita. Si notano davanti Port’Alba numerosi cadaveri ammucchiati su di un carro e al centro in primo piano la dolorosa immagine di una donna morta con in grembo il figlioletto ancora vivo. Pur nell’apparente confusione l’artista riesce a descrivere bene, in diverse scene, i comportamenti e i sentimenti degli uomini: scene di pietà, di violenza, di dolore e i vani tentativi delle autorità civili e religiose di organizzare l’assistenza agli appestati. Su tutto domina la figura di un Cristo che brandendo una spada infuocata, esprime, nel pensiero di Spadaro, tutta la sua ira nei confronti di una umanità peccatrice. Al suo fianco l’immagine della Vergine Maria che lo implora di porre fine all’epidemia.

Pandemia e dintorni… N. 11 del 13 giugno 2020

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