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L’arte caleidoscopica di Tamara de Lempicka

L’arte caleidoscopica di Tamara de Lempicka

Tamara Rosalia Gurwik-Gorska, pittrice polacca, nasce a Varsavia il 16 maggio 1898. Sin da bambina, viaggia molto; il primo viaggio lo compie in Italia, poi in Francia e successivamente a  San Pietroburgo. Qui conosce e sposa un giovane avvocato da cui prenderà, come da tradizione russa, il cognome di Lempicka.

La sua vita privata ma anche artistica sono testimonianza di innovazione, tradizione, trasgressione e provocazione. Con grande sicurezza e spavalderia riesce a mostrarsi come donna libera in un tempo, quello degli anni ’20, in cui il resto delle donne non potevano esserlo.

Tamara, attraverso la moda, i suoi comportamenti e le sue opere, trasmette quella volontà di apparire come simbolo di una emancipazione femminile: il suo essere una “donna pittrice” si inserisce in un ambiente poliedrico in quanto incarna tutti gli aspetti della modernità novecentesca, in modo particolare, i cambiamenti epocali di quel periodo.

Siamo a cavallo tra le due guerre quando nasce il cinema, la fotografia, l’architettura moderna, l’industria della moda e la grafica pubblicitaria.

Tamara prende tutti questi aspetti e li fonde in uno stile unico, caleidoscopico e inconfondibile fatto di mille aspetti innovativi ma anche di tanta tradizione artistica. Ecco che riprende aspetti del futurismo e del neocubismo, i colori del fauvismo, la purezza del Rinascimento, le forme di Michelangelo e di Ingres, l’idea di bellezza di Klimt, il manierismo di Pontormo, il tutto arricchito dal fascino dell’eleganza che da sempre la contraddistinsero.

I soggetti dipinti dalla De Lempicka passano dalle nature morte, ai soggetti sacri, ai ritratti quasi sempre di figure femminili, esaltandole, sia che si tratti dell’immagine della figlia Kizette, sia che dipinga se stessa o le donne incontrate nella sua vita.

Le donne delle sue tele sembrano sempre avvolte da un velo di mistero: non più donne solo belle ma anche capaci di sfidare i pregiudizi maschili equiparandosi a loro. Lo sfondo di questa trasformazione è la Parigi percorsa dalle proteste delle suffragette, abitata da donne intellettuali, professioniste, aviatrici e spericolate guidatrici di automobili. Tutto questo contribuì ad aumentare la fama di Tamara che da sempre ha vissuto in modo “virile” conquistando rispetto, autonomia e indipendenza.

Tamara de Lempicka, nel raffigurarsi con il caschetto e guanti di daino alla guida di una Bugatti verde, nel celebre dipinto “Autoritratto sulla Bugatti verde”, rivendica con spavalderia e scurezza un’attività prettamente maschile: ecco che l’automobile, simbolo di virilità e mascolinità, diventa invece sinonimo di emancipazione ed equiparazione tra i sessi, così come “il fumare”. Il risultato fu la sensibilizzazione dei pubblicitari che iniziarono ad usare testimonial femminili per pubblicizzare le sigarette (celebre esempio quello della marca Lucky Strike).

Autoritratto sulla Bugatti verde

Il costante interesse della pittrice per il mondo della moda, degli ambienti mondani dei salotti parigini, porta alla produzione di “nudi” di spettacolare bellezza ma anche illustrazioni per riviste di moda e dipinti di soggetti in coppia: qui Tamara parla di sé, del suo lato più libertino e scandaloso, passando dalla raffigurazione di coppie eterosessuali a quelle lesbiche. Anche se il tema è così “proibito” e “scandaloso” viene trattato in modo elegante, sano, senza volgarismi riuscendo comunque ad ottenere il risultato di provocare gli osservatori.

Singolare rappresentante dell’Art Déco, la De Lempicka colpisce ed incanta con le sue donne belle, eleganti, combattive, emancipate e spavalde che attraggono ma nello stesso tempo risultano impenetrabili. Lo fa con colori eccitanti e romantici rispecchiando e mescolando tradizione e modernità e ottenendo risultati scandalosi ma seducenti.

Durante il soggiorno americano, nel 1943, la sua arte si affievolisce, perde forza. La lontananza dall’Europa la porta a provare nuove tecniche: abbandona il pennello per dipingere con la spatola creando una pittura più astratta. Non viene compresa dalla critica che la contesta duramente costringendola a non esporre più in pubblico.

Depressa e in preda all’arteriosclerosi si trasferisce in Messico dove muore nel 1980.

Viene ricordata ancora oggi, nell’anniversario della sua nascita, per essere stata un’icona di stile, simbolo di una emancipazione femminile, oltre che artistica, in un tempo in cui le donne, soprattutto se ebree polacche come lei, non potevano emergere.

Il suo principio: non copiare mai ma creare uno stile nuovo, personale. È questo che contraddistingue l’arte caleidoscopica di Tamara De Lempicka.

 

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